giovedì 22 marzo 2012

Il risveglio delle Coscienze


Lu Xun fu il più grande scrittore cinese del 900, egli divenne famoso ed immortale grazie ai suoi saggi brevi, scritti di anche due pagine, capaci però in poche righe di smuovere le coscienze di tutta la Cina.
La sua metafora più famosa è quella in cui immaginava il suo paese come una grande scatola di ferro dalla quale non si poteva ne entrare ne uscire, sigillata, chiusa senza alcun modo di scalfirla, ed al cui interno viveva addormentato il popolo cinese, sprofondato in un lungo sonno.
Lu Xun si chiedeva cosa sarebbe successo, se almeno una di queste persone si fosse svegliata ed avesse così realizzato la situazione senza uscita in cui si era venuta a trovare.
Era dunque giusto provare a risvegliare il popolo cinese? Valeva la pena scrivere articoli, saggi, partecipare attivamente alla vita culturale di una giovane nazione (com’era la Cina del post impero), per poi aprire gli occhi ad un popolo senza speranza?
Mi chiedo spesso quanto questo valga per Caltanissetta e la Sicilia intera. In effetti, che vale il risveglio di pochi quando tutti ancora dormono? Aprire gli occhi ai singoli per mostrargli solo l’orrore che li circonda è forse giusto? Non sarebbe meglio lasciarli nella loro beata ignoranza?Certo, sono lamentosi, ma del resto felici, sazi dei loro riti e delle loro vite minime.
La tentazione è forte, ma come te caro lettore, non posso andare contro la mia natura, e trovo mio dovere continuare a percorrere la strada che ho intrapreso, non per spirito di martirio, ma perché io sono questo.
A cosa dobbiamo quindi puntare?

Molti, sempre più spesso, mi propongono progetti, mi chiedono di aderire ad associazioni, movimenti e partiti, vorrebbero, giustamente, fare qualcosa di concreto. Ed io non posso fare altro che vedere ogni mese nascere l'ennesima associazione per il rilancio di Caltanissetta, associazione che purtroppo mi lascia sempre perplesso, perché so che il più delle volte, eccetto un primo entusiasmo, a lunga distanza resta davvero poco di tutti i buoni intenti.
Personalmente non credo sia l’unico metodo da adottare, è inutile avviare progetti ambiziosi che a Caltanissetta richiederebbero sforzi sovrumani per poi avere un ritorno di pubblico bassissimo.
Inutile creare eventi che già presuppongono un popolo educato e sensibile a certe tematiche, in una città dove il senso civico non esiste.
A cosa quindi bisogna lavorare? Dove andrebbero canalizzati i nostri sforzi?
Io credo si debba cercare di risvegliare quel popolo che dorme dentro la scatola di ferro, educarli, renderli cittadini consapevoli e sensibili, fare in modo che Caltanissetta non abbia solo uno stretto gruppo di partigiani che si incontrano agli eventi che loro stessi organizzano, dobbiamo invece riuscire a coinvolgere tutta la popolazione.
Prima di fare una rivoluzione, bisognerebbe avere un popolo alle spalle che la condivida, altrimenti faremo la fine del Movimento dei Forconi, ovvero una grande manifestazione che non ha saputo dare voce ai Siciliani, ed è per questo che non è riuscito a portare avanti la sua battaglia. Si deve fare in modo che sia il popolo a rivendicare certi diritti, in modo che sia lui stesso a spingere i rappresentanti dei vari movimenti. Si deve quindi avere la partecipazione!
Lavorare sulle coscienze, utilizzare ogni mezzo per coinvolgere ed educare le persone, e soprattutto, puntare sulle nuove generazioni, perché oramai quelle passate hanno perso la loro occasione di dare un senso alla loro esistenza. Sembrerà banale, ma ciò che serve è la cultura!
Come dissi l’altra sera ad un amico, è inutile creare nuove associazioni, in questo modo non facciamo altro che disperdere le energie e fare il gioco dei potenti che ci vogliono divisi.
Caltanissetta ha tante realtà meravigliose che lavorano bene, allora dobbiamo ingrossare le fila di queste associazioni, essere attivi, ma in contesti già radicati nel territorio; la creazione dell’evento in se, senza coinvolgere i cittadini è fine a se stesso ed anche auto celebrativo.
Essere attivi non vuol dire solo tesserarsi, ma lavorare a tutte le fasi di un’iniziativa senza mai perdere di vista l’utente finale, colui a cui recapitare il nostro messaggio, quel cittadino che da sempre dorme nella scatola di ferro.

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