Lu Xun fu il più grande
scrittore cinese del 900, egli divenne famoso ed immortale grazie ai
suoi saggi brevi, scritti di anche due pagine, capaci però in poche
righe di smuovere le coscienze di tutta la Cina.
La sua metafora più
famosa è quella in cui immaginava il suo paese come una grande
scatola di ferro dalla quale non si poteva ne entrare ne uscire,
sigillata, chiusa senza alcun modo di scalfirla, ed al cui interno
viveva addormentato il popolo cinese, sprofondato in un lungo sonno.
Lu Xun si chiedeva cosa
sarebbe successo, se almeno una di queste persone si fosse svegliata
ed avesse così realizzato la situazione senza uscita in cui si era
venuta a trovare.
Era dunque giusto provare
a risvegliare il popolo cinese? Valeva la pena scrivere articoli,
saggi, partecipare attivamente alla vita culturale di una giovane
nazione (com’era la Cina del post impero), per poi aprire gli occhi
ad un popolo senza speranza?
Mi chiedo spesso quanto
questo valga per Caltanissetta e la Sicilia intera. In effetti, che
vale il risveglio di pochi quando tutti ancora dormono? Aprire gli
occhi ai singoli per mostrargli solo l’orrore che li circonda è
forse giusto? Non sarebbe meglio lasciarli nella loro beata
ignoranza?Certo, sono lamentosi, ma del resto felici, sazi dei loro
riti e delle loro vite minime.
La tentazione è forte, ma come te caro lettore, non
posso andare contro la mia natura, e trovo mio dovere continuare a
percorrere la strada che ho intrapreso, non per spirito di martirio,
ma perché io sono questo.
A cosa dobbiamo quindi puntare?
Molti, sempre più spesso, mi propongono progetti, mi chiedono di aderire ad associazioni, movimenti e partiti, vorrebbero, giustamente, fare qualcosa di concreto. Ed io non posso fare altro che vedere ogni mese nascere l'ennesima associazione per il rilancio di Caltanissetta, associazione che purtroppo mi lascia sempre perplesso, perché so che il più delle volte, eccetto un primo entusiasmo, a lunga distanza resta davvero poco di tutti i buoni intenti.
Personalmente non credo
sia l’unico metodo da adottare, è inutile avviare progetti
ambiziosi che a Caltanissetta richiederebbero sforzi sovrumani per
poi avere un ritorno di pubblico bassissimo.
Inutile creare eventi che
già presuppongono un popolo educato e sensibile a certe tematiche,
in una città dove il senso civico non esiste.
A cosa quindi bisogna
lavorare? Dove andrebbero canalizzati i nostri sforzi?
Io credo si debba cercare
di risvegliare quel popolo che dorme dentro la scatola di ferro,
educarli, renderli cittadini consapevoli e sensibili, fare in modo
che Caltanissetta non abbia solo uno stretto gruppo di partigiani che
si incontrano agli eventi che loro stessi organizzano, dobbiamo
invece riuscire a coinvolgere tutta la popolazione.
Prima di fare una
rivoluzione, bisognerebbe avere un popolo alle spalle che la
condivida, altrimenti faremo la fine del Movimento dei Forconi,
ovvero una grande manifestazione che non ha saputo dare voce ai
Siciliani, ed è per questo che non è riuscito a portare avanti la
sua battaglia. Si deve fare in modo che sia il popolo a rivendicare
certi diritti, in modo che sia lui stesso a spingere i rappresentanti
dei vari movimenti. Si deve quindi avere la partecipazione!
Lavorare sulle coscienze,
utilizzare ogni mezzo per coinvolgere ed educare le persone, e
soprattutto, puntare sulle nuove generazioni, perché oramai quelle
passate hanno perso la loro occasione di dare un senso alla loro
esistenza. Sembrerà banale, ma ciò che serve è la cultura!
Come dissi l’altra sera
ad un amico, è inutile creare nuove associazioni, in questo modo non
facciamo altro che disperdere le energie e fare il gioco dei potenti
che ci vogliono divisi.
Caltanissetta ha tante
realtà meravigliose che lavorano bene, allora dobbiamo ingrossare le
fila di queste associazioni, essere attivi, ma in contesti già
radicati nel territorio; la creazione dell’evento in se, senza
coinvolgere i cittadini è fine a se stesso ed anche auto
celebrativo.
Essere attivi non vuol
dire solo tesserarsi, ma lavorare a tutte le fasi di un’iniziativa
senza mai perdere di vista l’utente finale, colui a cui recapitare
il nostro messaggio, quel cittadino che da sempre dorme nella scatola
di ferro.
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