La nuova resistenza passa
anche attraverso una piccola città malata come può essere
Caltanissetta.
Città assonnata,
dimenticata da tutti, che come i gamberi deve prima fare due passi
indietro per farne uno avanti, eppure nel Gennaio 2010, a seguito
delle minacce ricevute ai Giudici di Caltanissetta da parte delle
cosche di Gela la città ha deciso di stringersi attorno ai propri
eroi celebrandoli da vivi e affiancandoli nella lotta quotidiana
contro la Mafia per non farli sentire soli. Ed è perseguendo questo
scopo che nasce la Scorta Civica, un muro di solidarietà attorno ai
nostri Giudici e a tutte quelle persone che lottano ogni giorno
affinché questa terra sia un luogo libero in cui crescere senza
paura.
Una scorta di cittadini,
che da quel 23 gennaio, si è data appuntamento ogni anno davanti il
tribunale per manifestare la loro voglia di legalità e di
cambiamento, una scorta fatta di giovani, di ragazzi delle scuole, di
padri e madri, di liberi professionisti e di uomini dello stato.
Una compagine fresca,
lontana da quella che siamo abituati a vedere a Palermo, una realtà
dove gli stessi attori recitano una parte da troppi anni, e dove uno
strato di polvere sembra aver ricoperto le cose, decidendo che nulla
deve cambiare e che tutto deve essere taciuto.
I volti Nisseni hanno una
sapore di leggerezza, di novità, non di voglia di cambiamento ma la
consapevolezza di essere quel cambiamento, perché è solo
partecipando che si diffonde la legalità, solo cambiando le
coscienze che si potrà realizzare una società pulita.
Queste emozioni si
possono facilmente scoprire nelle foto della mostra di Silvio Zaami,
inaugurata per l'occasione proprio il 23 Maggio al Palazzo di
Giustizia di Caltanissetta, che raccontano in maniera semplice e
senza voler imporre uno scatto ricercato, i volti di quel futuro
tanto atteso, riportano il lavoro dei Magistrati dentro gli uffici
del Palazzo, ma anche l’entusiasmo e la voglia di vivere dei
migliaia di giovani che ogni anno affollano Piazza Falcone e
Borsellino per ricordare il sacrificio delle vittime della mafia, ma
anche per far sentire la loro presenza ai nostri eroi vivi.
Foto in bianco e nero,
che vogliono solo trasmettere l’emozione del momento, dello slancio
di una città che ha voglia di cambiare e di non abbassare la
guardia.
Le nuove generazioni
cresciute all’indomani delle stragi del 1992, con una visione
diversa della Mafia e con nel dna il concetto della legalità e della
resistenza. E questa Nuova Resistenza trova il simbolo nel piccolo
Paolo Borsellino, e nella sua foto col padre Manfredi durante una
partita di calcio in ricordo delle stragi di mafia, un bambino che
porta il nome di un nonno che non potrà mai abbracciare, ma di cui
conoscerà l’eroe che ha sacrificato la sua vita per permetterci
oggi di scendere in piazza senza più paura e con la sola voglia di
cambiare la Sicilia e i Siciliani.
Una riflessione profonda che nella consapevolezza non nasconde l'angoscia del cambiamento che vorremmo fosse già avvenuto. Sono più pessimista, o realista se vuoi, perché, credo che il cambiamento sia un processo complesso, determinato non da fattori ascrivibili, per esempio, all'urgenza, ma lento, faticoso che passa sicuramente dalla consapevolezza individuale. Dico sempre che, quando non getterò una sigaretta (spenta) per terra, senza che nessuno che mi guarda, allora potrò dire, veramente, che sono civile. Questo esempio per dire che molti dei nostri comportamenti sono derivati da un'"apprenzione sociale" dal fare la cosa che giudichiamo non dia fastidio agli altri (nel migliore dei casi) e per questo leggo i comportamenti in pubblico con qualche riserva. E' un pò come il successo del nostro movimento, mi piace dire quello che ho scritto a proposito della "rivolta" dei forconi: A me la rivoluzione piace farla quando ho lo stomaco pieno e non ho bisogno di "niente", solo in quella condizione posso capire la profondità delle idee e immaginare un futuro, per così dire, poetizzante. Bell'articolo e occhio ai cambiamenti. Grazie
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