mercoledì 28 maggio 2014

L’essenza della realtà

Tutto il mondo, esiste solo nella mia testa.
Dentro questa sfera di pochi centimetri, percepisco uno spazio immenso, di cui sconosco e non intravedo i limiti.
Questo finto vuoto è l’unico contatto con ciò che mi circonda, con la terra e tutto quello che accade.
Se per un attimo il mio cervello, e quindi io, smettessimo di esistere, scomparirebbe anche il mondo. Buffo, tutto tremendamente vero e quindi buffo.
Dentro ogni testa esistono diverse realtà, ognuna valida per chi la vive, ognuna falsa per chi non la sente propria.
Percepisco, desidero, costruisco e smonto universi, ma tutto avviene solo nella mia mente, nella mia irrealtà quotidiana.
Mi chiedo poi, se quello che io vedo, sia lo stesso che vedono gli altri.
Un volto ad esempio, lo percepiamo tutti allo stesso modo? Credo di no, credo che il cervello focalizzi l’attenzione su un particolare, e che poi, attorno ad esso, metta le altri componenti, così da avere un’idea di insieme.
Ma se mi concentro sulle singole parti, ne vedo il vuoto ed i contorni, la bellezza di prima sparisce, e rimane il singolo pezzo.
Gli altri cosa vedono? Come percepiscono le cose, i volti, gli oggetti?
Qual è la vera tonalità di un rosso? Possibile che tutti vedano la stessa cosa?
Forse, siamo troppo inquinati da ciò che vorremmo o crediamo di vedere, e nulla è ciò che sembra, siamo lucidi ciechi incapaci di vedere l’essenza della realtà.
Il mio mondo continua a pulsare nella mia testa, ne ho creato uno di così vaste proporzioni che adesso la realtà mi sta stretta, mi frustra. Di notte vengo colpito da lampi ed immagini, nulla di reale, o forse è la vera lucidità.
Ciò che vorrei sta nei miei sogni, in quelle immagini in cui come un puzzle creo luoghi magnifici fatti di pura luce, e notte dopo notte, anno dopo anno, accumulo i pezzi, e creo questa terra fantastica abitata da nessuno, cinta dal mare e colpita dal caldo.
Se ci pensi, nei sogni è sempre giorno, e nei sogni non si muore mai. Quando ho un incubo, mi sveglio prima ancora di morire, è incredibile, lo chiamano spirito di sopravvivenza. Del resto, sognare la nostra morte, bizzarro, mai provato, mai restato a guardarmi morire per poi gustarmi ciò che viene dopo.
Si dice che chi sogna di morire, e ci riesce, nella realtà muoia davvero, bizzarro, non ho mai parlato con qualcuno che è morto nel sonno e di conseguenza nella realtà.
Però una cosa è certa, il dramma della morte avviene per chi resta.
C’è il dramma, il dramma dell’osservare quell’attimo in cui qualcuno si spegne e gli altri restano li, muti, a fissarsi negli occhi. L’atmosfera che piomba improvvisamente nel silenzio, dopo mesi di dolore e lamenti, un vuoto irreale, ciò che resta della tempesta.
Si resta stupiti del silenzio della cosa, di come forse, ci si aspettasse un botto enorme, ed invece muti, ci si guarda in faccia, e si vede quello che accade dopo, quello che il morto adesso ignora e non può vedere. È questo attimo di poche ore, che racchiude il seme della follia, quel corpo spento, ed il mondo che continua a girare muto e solo nel buio dell’universo.

I parenti e gli amici sono lì, qualcuno fa dei piccoli cenni con la testa, ed impotente e ancora incredulo, penserà fra se e se: “peccato che lui non sia qui, avrebbe trovato molto ironico questo momento”.