sabato 30 giugno 2012

W la Mamma!


Chi mi conosce sa bene cosa penso del calcio e soprattutto di chi lo segue eleggendolo a unico argomento delle sue giornate e a unico interesse che riempie circa la totalità delle sue giornate e della sua vita sociale e privata.
Eppure non posso non nascondervi l’emozione che ho provato nel seguire le ultime due partite. Principalmente perché finalmente, dopo tanti anni di successi dettati più da un proverbiale culo che da una vera e propria prova di stile, l’Italia ha messo in campo una squadra capace di stupire e di divertire, un team quasi perfetto che tiene la palla in campo con freddezza ma anche estro. Ovviamente quest’osservazione è di puro stile tecnico, resta intatto il mio disprezzo per tutto ciò che gira attorno ad un semplice sport che dovrebbe esaurire la sua performance in 90 minuti e non altro.
Ma più di ogni altra vittoria quello che mi ha colpito, e che adesso ipocritamente colpisce tutti, è la storia del buon Balotelli, talento a cui vengono perdonati tutti i peccati e i difetti se riesce a portare una squadra in finale a suon di gol. Un giovane impetuoso il cui atteggiamento arrogante diventa pure simpatico e giustificato dopo che la palla si è fermata fra le maglie della rete.
Ovviamente, inutile dire che se non fosse diventato la nuova icona del calcio italiano, adesso sarebbe attaccato da tutti per la sua arroganza e tutto quello che già sappiamo di Balotelli.
Premettendo che non ho mai avuto simpatie o antipatie per il Sig. Mario, essendo io disinteressato al calcio, ma da due giorni sto dando un valore simbolico fortissimo a questo ragazzo, con la speranza che lui stesso si renda conto che da prodigio testone dal passato difficile è diventato improvvisamente un’icona per uno dei temi che più fa vergognare questo “Bel Paese” che di bello ha ormai ben poco, parlo del tema dell’integrazione e del razzismo che in vent’anni è montato in Italia grazie a Berlusconi, alla Lega, e ad una legge ignobile chiamata Bossi-Fini.
Alla fine di Italia-Germania, il centro storico di Caltanissetta, prima che dagli Italiani, è stato invaso da centinaia di immigrati Africani che festosi giravano per le strade gridando il nome di Balotelli. Lì ho capito che qualcosa stava accadendo, che questo ragazzo è diventato il collegamento fra due mondi che non riescono ancora a parlarsi e che forse possono trovare un linguaggio comune nel calcio.
Non gridavano altro nome, solo Balotelli, questa era la loro vittoria e la loro rivalsa, come in passato gli Italo-Americani si facevano forti di tutti quei nuovi eroi figli di immigrati che col loro successo ridavano dignità ad un intero popolo.
Adesso Balotelli è l’icona di quelli immigrati che per colpa dell’ignoranza e della paura degli Italiani, non riescono ancora a farsi accettare nel paese dove nascono, studiano, lavorano e pagano le tasse. Una legge assurda che fa si che pur nascendo in Italia non sei riconosciuto come cittadino perché i tuoi genitori non sono Italiani. Una legge medievale basata quindi su una questione genetica e di sangue, roba da accapponare la pelle! Altro che 2000 anni di cultura, qui si guarda ancora alla razza!
Balotelli è stato capace di far integrare gli Italiani agli immigrati, e sottolineo il fatto che sono gli italiani a doversi integrare e non viceversa, perché ormai è da oltre vent’anni che viviamo in una nazione multietnica, ma sembra che il nostro razzismo non ci faccia accettare un fenomeno che altrove è una norma, basta andare in Francia, Germania o Inghilterra per vedere realtà dove la multi etnicità è una parte assodata della società.

Ma per fortuna c’è il calcio, l’unico evento che riesce a far scendere in piazza gli italiani, l’unica volta in cui si vedono le bandiere per strada e si canta l’inno; certo, poco importa se alla fine non si tifa la nazione, ma la squadra in sé. Quella è la bandiera della nazionale di calcio, non del nostro paese, e quello è l’inno della squadra, non quello di tutti.
Poco importa tutto il resto, quello che mi interessa è che un ragazzo di colore, nato a Palermo e adottato da una famiglia Bresciana sia diventato in questi giorni l’icona dell’Italia, l’occasione per focalizzare l’attenzione su un problema tanto discusso ma che fin’ora non ha mai visto un sostegno dell’opinione pubblica, ma adesso, visto che di mezzo c’è il calcio, possiamo sperare in un passo avanti per i diritti di quelle persone che di certo si sentono molto più italiane di tanti che si professano nazionalisti, di sicuro lo sono più di me, che non mi sento italiano ma Siciliano… ma questa è un’altra storia.

L’altro aspetto, quello di cui stanno parlando tutti, e del quale io mi compiaccio, è l’abbraccio di Balotelli alla madre adottiva a fine partita.
Uno dei gesti più belli visti in un campo di calcio negli ultimi anni, un gesto che di certo rimarrà nella storia, e che per noi italiani è di sicuro qualcosa che non ci lascia indifferenti.
L’italiano all’estero (ma anche nel Nord Italia) viene sempre deriso per il suo essere mammone, caratteristica che agli occhi dei gelidi nordici sembra indebolire l’animo umano, invece io credo fortemente che l’amore e i sentimenti siano quanto di più importante esista, soprattutto nei confronti dei nostri genitori, persone che ci amano e ci ameranno sempre indipendentemente da chi siamo e da cosa facciamo. Di tutti gli amori passeggeri che ci accendono e deludono, quello per i propri familiari è il più puro e vivrà in eterno.
Siamo un popolo di mammoni, e meno male! Che sia questo il segreto del nostro estro? Del nostro saper stupire con un lampo di genio uscendo fuori da situazioni ormai spacciate? Del resto è questo il motivo per cui siamo tanto odiati, l’Italiano passa il tempo nel totale cazzeggio per poi salvare tutto negli ultimi minuti, utilizzando solo l’inventiva. Certo, non è una scusante, ma una nostra caratteristica. Amo pensare, che come tutti i bambini, decidiamo di fare un grande gesto non tanto per noi stessi, ma per rendere felici ed orgogliosi i nostri genitori, se questo fosse il modus operandi di una nazione, se noi tutti operassimo pensando a quello che potrebbero pensare le nostre madri ed i nostri padri, allora faremmo di certo la cosa giusta, e porteremmo a casa il risultato.
Forse questo mio pensiero è un po’ semplicista, ma è comunque innocuo, e forse aiuta a vivere meglio, perché ci ricorda che nella vita le soddisfazioni personali possono venire anche rendendo felici ed orgogliosi chi ci vuole bene. 

venerdì 22 giugno 2012

La non violenza e la bellezza



Qualche mese fa avevo pubblicato un post sul mio Blog dal titolo: “Solo la bellezza potrà salvarci da tutto questo orrore”, quelle mie parole nascevano dal malessere di dover vivere e vedere ogni giorno la mia terra devastata dagli abusi e dall'ignoranza, ad opera chi è stato eletto per gestire la cosa pubblica ma che invece distrugge i tesori che ci hanno lasciato i nostri antenati, in cambio di cemento e barbarie.
Credo anche, che come violenza genera violenza, orrore genera orrore, e l'unica risposta al brutto sia inevitabilmente il bello, come Gandhi propose la non violenza a risposta di tutti i gesti di prepotenza.
Su Facebook, (ormai luogo che ha soppiantato i rapporti umani e che è sempre spunto per mille riflessioni), assisto con faccia dubbia ai post dei mie contatti/amici, che per la maggior parte sono di due generi:
1: attacchi contro amici, amori, o persone che li hanno delusi (consiglierei di imparare a circondarsi di brava gente o di chiedersi se il problema non risieda in loro , visto che a me queste cose capitano raramente).
2: post di denuncia contro ogni genere di brutalità (politici, TV, perdita di patrimonio e cultura, guerre, fame nel mondo, Bruno Vespa e chi più ne ha più ne metta).
Ora, questo mio scritto riguarda principalmente il secondo punto.
Personalmente, credo che contrastare l'orrore, parlandone anche in modo negativo, non faccia altro che amplificarne l'effetto. Che senso ha aggiungere qualcosa a quello che già c'è? Qual è la risposta? Ed esistono soluzioni?
Io credo di si. Io credo che, dovendo fare una scelta, si debbano condividere e diffondere idee ed esempi positivi, perché tutto viene trasmesso come fosse un virus, sia la negatività che la positività.
In questo mondo c'è ancora tanta bellezza da esprimere, da scovare e condividere. Certo, occorre non essere pigri, bisogna allontanarsi da Facebook e da altri media che ormai diffondono solo orrore, bisogna trovare il bello, e condividerlo, portare alla ribalta esempi positivi, di gente che non si arrende ed ha ancora voglia di fare.
Riempire le proprie bacheche Facebook di bellezza e non di negatività, (per bellezza non intendo foto di cuccioli o frasi di Emma Marrone elevata a nuova maestra di vita), ma fare in modo che il banale non diventi ormai il nostro quotidiano, ma che si riscopra finalmente la cultura “alta”, quella che è ovunque, e che grazie ad internet è finalmente patrimonio di tutti.
Quando tempo fa espressi questa idea sulla mia bacheca, iniziai così una discussione con un'amica, la quale sembrò non capire il significato del mio messaggio, e credeva che il mio fosse un girare il capo dall'altro lato. Come dire: di fronte ai miei occhi c'è un sopruso da denunciare, ma io faccio finta di nulla e canto come se il mondo fosse tutto rose e fiori.
No, non è questo il mio intendo. Non dico che si debba nascondere la testa sotto la sabbia, ma voglio che proprio la bellezza sia la risposta a tutto l'orrore che sembra non darci più speranze; è una guerra fra due fronti, l’oscurità e la luce, ed è con il secondo esercito che noi dobbiamo vincere questa battaglia, è portando esempi concreti che possiamo dare fiducia a chi ormai utilizza internet come finestra sulla realtà.
Non sta a me adesso elencare quali siano questi esempi, il mondo ne è pieno e basta davvero poco per trovarli, l’importante è smetterla di condividere link ed immagini deprimenti, o insistere su polemiche fini a se stesse. Perché se da un lato è vero che attaccano e denunciano, è anche vero che ciò che alla fine vediamo è solo una realtà negativa, dove orrore viene sommato ad orrore.
Fatevi un favore, circondatevi di bellezza e fate della vostra vita un’opera d’arte, forse vi prenderanno per edonisti ed egocentrici, (perché si sa che nella nostra società non c’è nulla di peggio che essere felici), ma almeno morirete con l’armonia negli occhi.