L'uomo per sua natura è infelice,
lo è perché è portato sempre a desiderare ciò che non può possedere. Il
possesso e la brama sono la base della sua sofferenza. Non importa quali
risultati o beni avrà ottenuto, ciò che già è stato non placa la sua sete,
l'uomo volge lo sguardo a quello che ancora non ha.
Questa insoddisfazione è
contemporaneamente peccato e virtù, se da un lato è infatti l'origine della
nostra irrequietezza dall'altro è il motore del genere umano, è proprio grazie
all'insoddisfazione che noi cerchiamo sempre di ottenere di più e di andare
oltre. Senza questa sete perenne non avremmo avuto uomini curiosi di scoprire
nuove terre, di inventare oggetti capaci di rivoluzionare la vita di tutti, di
investigare la medicina alla ricerca di nuove cure e vaccini. L'uomo avanza nel
desiderio e con esso il mondo.
Io stesso, pur avendo raggiunto
diversi traguardi non riesco ad accontentarmi, ad ogni successo segue
l'insoddisfazione e quindi la voglia di intraprendere nuove sfide e di
raggiungere nuovi obiettivi.
Credo che questo faccia parte
della nostra natura, superare se stessi è il motore dell'evoluzione del genere
umano, senza l'infelicità non avremmo la spinta a migliorare la nostra
condizione alla ricerca della gratificazione. Infelicità e curiosità, voglia di
superarsi e ricerca di nuove sfide, ingredienti di un motore che ci ha portati
dalle caverne all'esplorazione dello spazio.
Forse un uomo felice e appagato
vivrebbe sereno ma senza il desiderio di scoprire, ed allora non avremmo la
meraviglia dell’evoluzione in tutte le sue forme.
Decido quindi di non
meravigliarmi della mia infelicità e della voglia di continuare questa corsa
pur avendo già qualche piccolo successo in saccoccia, non è ciò che ho già
fatto che mi rende felice, ma l’atto stesso di inseguire i miei sogni
cercando, quando possibile, di trasformarli in realtà.
Luciano Zaami