Ultimante sto attraversando la
mia fase “assolutista”, credo infatti che in certi periodi storici, visto che
il popolo non è in grado cambiare il proprio destino, ci sia bisogno di un’imposizione
che venga dall’alto, qualcosa di bruto ma necessario.
Prendiamo la storia ad esempio,
tutti i più grandi tiranni sono anche coloro che hanno avviato dei periodi di
cambiamento, senza i quali la civiltà non si sarebbe evoluta. Il termine stesso
di rivoluzione indica un cambiamento repentino a discapito di un processo
naturale che sarebbe potuto durare anche secoli.
Mettendosi nei panni di alcuni
recenti dittatori si possono anche giustificare certi atteggiamenti, prendiamo
ad esempio Mao Tse Tung in Cina o Pol Pot in Cambogia, entrambi capirono che
per cambiare veramente le cose si doveva cancellare tutto il retaggio del
passato, quel passato che impediva col suo peso lo sviluppo ed il cambiamento. Un’azione
folle, ma necessaria per chi voleva la sopravvivenza della propria nazione. Forse
avrebbero evitato molte delle azioni che hanno compiuto, ma sapevano che erano
necessarie, anche se il risultato non poteva essere certo.
Ed ultimamente, che ci crediate o
no, nutro un sano odio verso il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, non per il
libro in sé che è ovviamente uno dei più importanti testi del ‘900, ma per come
sia entrato in maniera negativa nelle menti dei Siciliani privandoli di alcun
senso civile e dando manforte alla loro apatia cronica. Come dire: “siamo fatti
proprio così, e non ci possiamo fare nulla, lo dice pure il Gattopardo….”
Non c’è infatti discussione sui
problemi della Sicilia e dei siciliani che non si concluda con l’intellettuale
di turno che citi la solita frase del: “Tutto cambia affinché nulla cambi”.
Questa frase la ritengo pericolosissima,
perché autorizza i siciliani a distaccarsi da ogni slancio politico e voglia di
cambiamento, perché tanto ogni azione, in maniera preventiva, viene vista come
il desiderio di mantenere lo status quo, o comunque come un inutile spreco di
energie, facendo quindi il gioco di chi davvero vuole che nulla cambi.
Non c’è niente di meglio per chi
detiene il potere che avere un popolo che preferisce sonnecchiare piuttosto che
tentare di cambiare il proprio futuro. Ma soprattutto, non c’è niente di peggio
che un cittadino che invece che partecipare, preferisca restare agli angoli citando
il Gattopardo per poi poter dire: “te lo avevo detto io…”.
Ma come possiamo dare ad un testo
un tale potere? Ovvero il potere di aver fatto credere ai siciliani
(notoriamente non inclini a mettersi qualcosa in testa) che è inutile che
partecipino al cambiamento della loro vita perché tanto mai nulla cambierà?
Nessuno ha pensato che Tomasi di
Lampedusa, per quanto autore brillante, era pur sempre un uomo? Un signore con
una visione ampia della vita, ma che comunque rispecchiava un'epoca, un periodo
storico, e soprattutto una vicenda personale che non può essere applicata ad un
intero popolo? E forse non era nemmeno suo intento diventare il più citato dai
lagnusi e dai codardi.
Ed è per questi motivi che
ultimante penso che per estirpare questo malcostume dalla mente dei siciliani
sia forse necessario far sparire questo libro, in modo che non possa più essere
distorto ad uso e consumo di chi vuole che davvero nulla cambi.
Forse sono troppo radicale? Si! Ma
ultimante sto davvero meditando alcune azioni che per qualcuno possono essere
definite “estreme”, ma che io reputo necessarie per ottenere il cambiamento. Non
dobbiamo dimenticare che viviamo in un periodo storico delicato, il sistema
capitalista è fallito, ma soprattutto l’Italia è ormai alla deriva, vittima di
oltre 60’anni di Repubblica che hanno distrutto la società ed il patrimonio. Ed
oggi il potere è in mano ad una classe dirigente di over 60 che non vogliono
mollare l’osso e pretendono di progettare il mio futuro; tutto questo non può essere
accettato ancora a lungo, e se vogliamo che le cose cambino dobbiamo cambiare
le cose.
Non vi preoccupate, non medito alcuna bomba o sparatoria,
questo lo lascio fare ai servizi segreti italiani, ciò che voglio è che i
cittadini capiscano che il cambiamento passa attraverso le loro azioni, ma
soprattutto attraverso il loro voto, che dovrebbe essere libero da clientelismi
ed intrecci politici.
Quindi alla frase del Gattopardo: “Tutto cambia affinché
nulla cambi”, voglio contrapporne una del Giudice Borsellino, un esempio di
sicuro più attuale e sano che tutti dovrebbero seguire, ma si sa, fare la cosa
giusta ha un suo peso ed in certi casi anche una sua controindicazione: "Palermo
non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste
nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare"