domenica 5 aprile 2020

Ogni impedimento è giovamento

In questa vita, non sai mai quanto un'azione compiuta in un determinato periodo possa poi avere ripercussioni nel futuro, e questa regola vale per tutti, sopratutto se di mestiere suoni nei Queen. 
Questa breve storia parla di una serie di incontri e contaminazioni tra la band inglese e Michael Jackson.
"Hot Space" è unanimamente riconosciuto come il peggior album della band inglese. Nato sotto una cattiva stella, i quattro musicisti londinesi lo giustificarono come la voglia di provare qualcosa di nuovo e di sperimentare un sound diverso, di certo una scelta azzardata quando sei una rock band e rischieresti di compromettere la tua carriera solo per la voglia di metterti in gioco. 
Ma cosa c'entra questa storia con Michael Jacksos? Beh, presto detto. Nello scenario musicale mondiale i Queen erano reduci dallo strepitoso successo di "The Game", l'album più breve della loro carriera, poco più di 35 minuti di ascolto, ma che conteneva "Another one bites the dust", in assoluto il singolo più venduto nella storia della band, pezzo che gli aveva fatti affermare nel mercato statunitense, soprattutto tra la comunità afroamericana che rappresentava adesso una fresca piazza da invadere. E fu proprio Michael a sancire il successo dell'album suggerendo di far diventare il pezzo scritto da Deacon un singolo. Senza il suo contributo questo brano non avrebbe così influito sulle scelte stilistiche della band da li a poco. In pratica un nuovo lavoro non era solo atteso, ma gli avrebbe forse fatto conquistare definitivamente l'immortalità. Ma così purtroppo non fu. La verità sta altrove, molto probabilmente, visto il successo mondiale di "Another one bites the dust", i quattro musicisti vollero speculare sull'accaduto e bissare gli incassi producendo un album totalmente funky e dance. In più, cosa accertata, Hot Space è frutto di un capriccio di Mercury, che in quel periodo era succube del suo assistente personale Paul Prenter, il quale insistette per questo cambio dance della band, per avere un sound che ricordasse, come affermò Roger Taylor in un'intervista, l'atmosfera di un gay club. Infine l'operazione era anche fortemente voluta dal bassista John Deacon, che essendo autore di "Another one bites the dust" si sentiva titolato a dettare la linea di questa svolta dance.
"Hot Space" fu registrato in Germania, in un clima teso e cupo, lontano dai paesaggi incantati come quelli di Montreux in Svizzera dove vide la luce, ad esempio, "Jazz" uno degli album più belli ed eclettici della band. All'ascolto il disco risulta a tratti imbarazzante, e benché comprenda alcuni brani interessanti come "Put out the fire", "Life is real" e "Las palabras de amor", manca completamente di personalità e soprattutto delle solite quattro tracce che nella tradizione dei Queen rappresentano l'ossatura di ogni loro lavoro su cui poi posizionare il resto delle canzoni. Qui abbiamo invece solo "Under Pressure" a tirare l'intero album ed il resto è un lungo disagio. Sembra quasi di ascoltare una di quelle band diventate famose per una canzone, mentre il resto del disco è da buttare. Benché, come ho già scritto sopra, ci sono diversi brani di qualità, tutto il lavoro dei Queen viene distrutto dalla presenza di quelli che dovrebbero essere i brani di punta, orrende stonature come "Dancer", "Staying Power", "Action this day" o "Body language", dei pezzi così brutti che fanno passare in secondo piano tutto il resto, una manciata di minuti che sono bastati a mettere in crisi una band decennale e a segnare una macchia nera nella loro carriera. A seguito di questo album i Queen persero completamente il mercato degli Stati Uniti, per poi rientrarci solamente dieci anni dopo grazie all'utilizzo di "Bohemian Rapsody" nel film "Wayne's World".
Quello che ne seguì fu una crisi della band che non si risolse nemmeno dopo il ritorno alla ribalta con "The Works", album futurista che ancora oggi incanta con le sue sonorità e la struttura solida e coerente, ci volle il 1985 e il "Live Aid" per ridare voglia ai Queen di continuare a suonare insieme, ma questa è un'altra storia. 
Ora, come dicevo all'inizio di questo pezzo, non sai mai quanto un'azione compiuta oggi possa avere effetti negativi o positivi nel futuro, e nel caso di "Hot Space" qualcosa di buono è successo. Nonostante infatti la sua bruttezza, il Re del pop Michael Jackson ha sempre dichiarato di essersi ispirato a "Hot Space" per realizzare il suo album record "Thriller", come questo sia stato possibile lo ignoriamo, ma è anche vero che in alcuni brani, come ad esempio nel finale di "Put out the fire" i vocalizzi di Mercury sembrano anticipare quelli che poi diventeranno un marchio nella carriera di Jackson. 
Non sappiamo in che misura "Hot Space" abbia influenzato il povero Michael, ma possiamo immaginare che senza il suo suggerimento di far diventare "Another one bites the dust" un singolo, e senza quindi la scelta dei Queen di produrre il loro peggior lavoro, l'album "Thriller" non sarebbe stato quello che abbiamo imparato a conoscere, e che quindi, tutto sommato, un significato a certi "incidenti " c'è sempre, del resto in Sicilia amiamo dire: "ogni impedimento è giovamento ", e sembra che questa volta sia proprio andata così.

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